Comunità della Resurrezione ( 1958 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica

Condizione: privato

Sede: Firenze

Abstract

L’esperienza di Rosadoni all’ospizio di Montedomini costituisce una prima tappa importante nel percorso che porta alla nascita della comunità. La sofferenza intesa come momento di redenzione, come liberazione dalla solitudine e opportunità di comunicazione e condivisione con i propri simili, il cristianesimo visto come messaggio di salvezza per i poveri, i deboli e i malati sono principi che a Montedomini vengono concretamente messi in pratica. Quella rigida struttura in cui con difficoltà si introducono cambiamenti e nuove forme di liturgia più comprensibili per gli umili rispecchia una più vasta realtà, in cui la tendenza politica è legata ad un rigoroso formalismo religioso. L’umanità con cui Rosadoni svolge il suo compito, il profondo rapporto di uguaglianza instaurato con le persone presenti a Montedomini e la denuncia delle cattive condizioni in cui esse vivevano sono elementi scomodi, che difficilmente possono convivere con quell’inamovibile rigore, ma sono anche un embrione di vita comunitaria.
Intesa come l’unico modo autentico di vivere il cristianesimo, la comunità nasce nel 1958 da un piccolo gruppo di studenti del liceo Michelangelo dove Rosadoni insegna, cui si aggiungono operai, persone del popolo, intellettuali, ed è subito osteggiata dalla curia.
La lettura della Bibbia è uno dei momenti più importanti all’interno della comunità, sempre tesi ad individuare nuove espressioni di liturgia, nell’intento di renderla più moderna, più vicina all’uomo e meno influenzata dalla rigidità della chiesa ufficiale, cui viene contestata la presunzione di voler avere l’esclusiva di Dio. Analogamente il lavoro di traduzione dei Salmi viene portato avanti da Rosadoni nell’intento di adattarli alla mentalità dell’uomo moderno e alla sua vita concreta. L’interesse per l’esperienza dei preti operai, la scelta di non pesare economicamente sulla parrocchia, la solidarietà agli operai della Galileo sono emblematici del desiderio di vedere il sacerdote non distaccato dai problemi del mondo, ma reso partecipe di questi. In questo senso è importante per lo sviluppo della comunità la fusione del nucleo originario con un gruppo di Signa che aveva maturato un’esperienza soprattutto politica e sociale, e che favorì un orientamento meno intellettualistico e più rivolto alle problematiche quotidiane.
Una fusione ulteriore avviene con il gruppo de La Nave, alla quale non seguì tuttavia un vero e proprio radicamento territoriale, dato che la maggior parte delle persone della comunità non erano della zona e che la comunità stessa era nata da una esperienza preesistente. A questo periodo risale la scelta del nome “Resurrezione” che rimase alla comunità anche dopo l’uscita dalla parrocchia.
I contrasti con la curia persistono anche dopo l’esperienza a La Nave, dove Rosadoni continua a proporre innovazioni liturgiche e a sostenere la necessità della partecipazione di tutti ai problemi di carattere politico e sociale, nell’ottica di una chiesa che non debba essere schierata con una parte prestabilita.
Sul percorso della comunità si collocano anche l’edificazione della chiesa de La Nave, il cui stile architettonico richiama l’essenzialità e la trasparenza della fede di cui l’edificio dovrebbe essere un simbolo, e i viaggi di Rosadoni in Olanda e negli USA fatti nel desiderio di venire a contatto con un processo di rinnovamento ecclesiale più ampio.
Nel marzo del 1968 l’uscita dalla parrocchia della comunità, la scelta di vivere la propria fede senza appoggiarsi alle istituzioni, senza piegarsi all’obbedienza, la scelta del prete di continuare ad essere prete non per il vescovo ma per la sua gente, senza mai venir meno al costante desiderio di coerenza al Vangelo.
La comunità della Resurrezione, a differenza di altre comunità, non privilegia l’impegno politico, ma il dissenso viene visto come un contributo all’affrancazione dell’uomo, che richiede comunque comportamenti simili in ambito politico.
Nonostante le critiche a molte comunità di base con l’accusa di essere troppo politicizzate, Rosadoni partecipa al movimento convinto che il rinnovamento ecclesiale nascerà dall’insieme di piccoli gruppi e comunità dal basso, impegnandosi nella redazione del Bollettino di collegamento delle Comunità di base.
Dopo la morte di Rosadoni la comunità non cessa di esistere e gli incontri continuano ancora oggi. L’impegno sociale, i rapporti con le altre comunità e con il movimento si sono affievoliti, prediligendo la lettura e la riflessione collettiva sul Vangelo finalizzata alla sua applicazione alla vita quotidiana, che avviene tuttavia singolarmente.

Profilo storico / Biografia

Nel 1940 si trasferisce a Signa ed entra in seminario a Firenze nel 1943. Nel 1944 partecipa alla Resistenza, rientra in seminario nel 1945 ma inizia a sentire insofferenza per l’ambiente, che abbandona nello stesso anno. Nel 1947 prende la maturità classica al liceo Michelangelo. Si iscrive alla facoltà di Medicina per poi passare a Lettere e contemporaneamente frequenta il mondo cattolico fiorentino dell’epoca. Inizia l’attività giornalistica nel 1948, nel 1949 entra al Collegio Capranica di Roma e viene ordinato prete nel 1954. Rientra a Firenze e nel 1955 e viene inviato come parroco a Montedomini. Contemporaneamente insegna religione al liceo Galileo e storia della filosofia in Seminario. Denuncia le cattive condizioni in cui le persone sono tenute a Montedomini, viene sollevato dall’incarico e inviato come parroco a Terzano, dove rimane fino 1962. Prosegue l’attività giornalistica, cura la rubrica religiosa de “Il Popolo”. Nel 1958 termina l’insegnamento in Seminario e inizia quello di religione presso il Liceo Michelangelo dove con alcuni studenti dello stesso liceo nasce la comunità. Diventa responsabile del settimanale “Il Focolare” della Madonnina del Grappa. Interviene, insieme ad altri sacerdoti, presso il cardinale Elia Dalla Costa perché prenda posizione in favore degli operai delle Officine Galileo che rischiano di essere licenziati. Nel 1961 è condirettore dell’”Osservatore Toscano”. Nel 1962 viene assegnato alla parrocchia de La Nave a Rovezzano, nel 1965 viene inaugurata la nuova chiesa. Si interessa ai nuovi fermenti della chiesa cattolica spagnola, al messaggio della non violenza. Partecipa alla richiesta di libertà politica in occasione delle elezioni amministrative del 1966, ma la curia prescrive il voto alla Democrazia Cristiana. Nel 1966 inizia la collaborazione con l’editore Gribaudi di Torino. Collabora alla creazione dei Comitati di quartiere osteggiati poi dalla Democrazia Cristiana e dalla curia. In occasione delle conferenze organizzate dalla diocesi per l’aggiornamento sui testi conciliari matura il primo scontro con il cardinale Florit. Nel marzo del 1968 lascia la parrocchia de La Nave insieme alla maggior parte della comunità e solidarizza con don Mazzi allo scoppio del caso dell’Isolotto. Si dedica in seguito alla Comunità della Resurrezione e allo sviluppo del fenomeno delle Comunità di base in Italia, organizzando il primo convegno nazionale delle comunità. Diviene inoltre uno dei responsabili del “Bollettino di collegamento delle Comunità di base” fino al 1971. La sua salute si aggrava e muore all’ospedale di Bondeno, vicino a Ferrara, il 9 luglio 1972.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Barbara Grazzini