Censimento archivi delle Comunità di base italiane (2011-2013)
Tipologia d'intervento: censimento - concluso
L’idea di realizzare un censimento della documentazione prodotta dalle comunità cristiana di base italiane conservata presso varie realtà di base, singole persone e Centri di documentazione, è nata in modo organico nel 2010, ma è maturata nell’arco di alcuni anni a seguito di un crescente interesse per i materiali prodotti dalle cdb durante la loro vita e in un contesto di forte attenzione per la memoria di esperienze di elaborazione culturale “dal basso”.
Il progetto, proposto dalla Comunità dell’Isolotto alle altre comunità di base italiane e al Collegamento nazionale delle cdb, fu inizialmente elaborato da Enzo Mazzi e da altri membri della comunità e venne presentato alla Tavola valdese per una prima verifica di eventuali possibilità di sostegno.
Fin dall’ottobre 2010, nel corso di incontri tenuti presso la Comunità dell’Isolotto e in altre sedi, venne discussa una prima ipotesi di scheda di rilevazione. Considerata la convergenza di interessi per l’iniziativa da parte anche di altre cdb italiane, il Centro educativo popolare della Comunità dell’Isolotto presentò la richiesta di finanziamento alla Tavola valdese a fine 2010, e nel corso dell’anno successivo, acquisita la risposta positiva, l’indagine poté iniziare.
La Comunità dell’Isolotto e la Segreteria tecnica delle cdb diffusero quindi materiali informativi sul progetto di censimento degli archivi, segnalando l’esigenza di preservare la memoria del vasto movimento sviluppatosi a partire dagli anni ’60, quando in ogni regione, dall’estremo nord al profondo sud, erano presenti e vive esperienze di parrocchie, associazioni, gruppi, comunità, singoli intellettuali, teologi, ecc…
Lo spirito con cui l’iniziativa venne presentata nei diversi incontri tenuti tra le comunità di base italiane è ben rappresentato dalla premessa al progetto, nella quale si individuavano due principi considerati l’anima di un impegno di “resistenza della memoria”: “in primo luogo il carattere unitario della memoria sociale: riteniamo che ogni briciola della memoria debba essere salvaguardata e intrecciata con le altre. Tutto questo vale anche per quel frammento che è il cosiddetto movimento del dissenso cattolico e più specificamente le comunità di base e le loro singole esperienze di creatività, di repressione subita, di speranza attuale; inoltre abbiamo fiducia nel carattere creativo della memoria, capace di mettere in gioco in modo nuovo le esperienze propositive, intensificarle, comunicarle. Per contribuire a collaborare con tante coscienze angosciate e disgustate (…), rese insicure e impaurite da una modernità che dà l’impressione di non riuscire a controllare più i fantasmi che ha evocato e continua ad evocare. Per ritrovare la laicità come etica del laos, la soggettività popolare, rovesciando l’ottica con cui finora si è perseguita”.
L’avvio vero e proprio dell’indagine è stato preceduto dall’invio alle comunità di un breve questionario, con cui procedere non soltanto ad una ricognizione preliminare sulla documentazione conservata, ma anche individuare i possibili referenti nelle varie aree geografiche, e venire a conoscenza di eventuali altre realtà nella regione di riferimento.
In una fase successiva si è iniziato a stabilire contatti diretti con le comunità per fornire informazioni e sensibilizzarle riguardo all’importanza della salvaguardia della memoria del movimento attraverso la conoscenza e la valorizzazione dei relativi materiali documentari.
Contemporaneamente sono iniziati i sopralluoghi presso le realtà che conservano i documenti, finalizzati alla stesura della scheda predisposta per il censimento. All’analisi della documentazione esistente e alla raccolta dei dati ad essa relativi – soggetti conservatori, contenuto e tipologie documentarie, stato di ordinamento e di conservazione, estremi cronologici – si è affiancata, durante i sopralluoghi, una indagine sui soggetti che hanno prodotto i nuclei documentari e sulle vicende che hanno portato alla loro formazione e alla loro attuale localizzazione. Allo stesso tempo si sono affrontati eventuali problemi legati alla salvaguardia di tali nuclei, anche fornendo indicazioni per una corretta conservazione dei materiali.
La presenza al XXXIII incontro nazionale delle cdb a Napoli nel mese di aprile 2012, con un punto informativo dedicato alla promozione del progetto e alla raccolta di nuovi contatti, è stato un momento importante per una ulteriore sensibilizzazione riguardo al valore di quei nuclei documentari che sono da tutelare e custodire in quanto testimonianza di esperienze importanti nella nostra storia recente.
Durante l’indagine sono stati presi contatti anche con archivi o istituzioni che conservano materiali documentari relativi a comunità di base o altre esperienze dello stesso ambito, come il CISRECO di S. Gimignano, il Centro di documentazione di Pistoia e l’IRSIFAR romano.
Particolare attenzione è stata rivolta alla individuazione del software da utilizzare per la schedatura informatizzata dei nuovi materiali documentari reperiti, con lo scopo di rendere fruibili i materiali stessi e di pubblicare in rete sia i risultati delle ricognizioni effettuate che del successivo lavoro di schedatura dei singoli fondi archivistici. Tale software è stato individuato in Archimista: dopo la definitiva scelta si sono rese necessarie alcune trasferte e incontri di collegamento e approfondimento, per poterne diffondere la conoscenza e l’uso presso le realtà in grado di gestire direttamente i propri archivi.
Oggetto di uno specifico interesse sono stati inoltre quei nuclei documentari che si trovavano in precario stato di conservazione, relativi per lo più a comunità non più attive e non in grado di garantirne la corretta sistemazione e descrizione: per questi nuclei sono state individuate soluzioni più idonee anche presso la stessa Comunità dell’Isolotto. Uno dei più rilevanti è senza dubbio l’archivio di Ciro Castaldo, responsabile della Segreteria tecnica delle comunità di base dal 1971 al 2003, che è stato trasferito nel mese di dicembre 2012 dalla Comunità del Cassano di Napoli a Firenze e nell’anno successivo è stato oggetto di un intervento di condizionamento, schedatura, riordinamento e inventariazione.
La scheda di rilevazione prevede una prima parte che fornisce notizie sul soggetto che ha prodotto la documentazione, tracciandone dove possibile una breve storia; seguono le informazioni sul fondo documentario, su come si è formato e come è pervenuto al soggetto conservatore. Segue una descrizione del fondo: consistenza, estremi cronologici, stato di conservazione, stato di ordinamento, eventuali strumenti di consultazione; successivamente si descrivono il contenuto e le tipologie documentarie più ricorrenti; infine vengono date informazioni sulla sede di conservazione, sull’accessibilità del fondo e sulle eventuali pubblicazioni della comunità o dei suoi membri, o relative alla comunità stessa.
Durante i sopralluoghi la scheda è servita solo come traccia per l’indagine: la compilazione vera e propria è stata effettuata solo in un secondo momento, integrando le testimonianze dei vari referenti incontrati, le informazioni ottenute dall’analisi della documentazione e la lettura della bibliografia eventualmente disponibile.
Nei casi in cui è risultato impossibile effettuare un sopralluogo, e dunque non si è potuto prendere visione della documentazione, si è rivelato fondamentale proprio lo scambio di informazioni con i vari referenti, che hanno descritto i materiali conservati e, in un paio di casi, abbozzato direttamente la scheda di rilevazione.
Il livello di analiticità delle varie schede risulta pertanto non sempre omogeneo, in quanto direttamente legato all’opportunità di analisi diretta dei documenti e alla disponibilità di un apparato bibliografico con il quale poter approfondire la storia delle varie comunità e gruppi di base.
L’indagine è stata svolta durante gli anni 2011-2013: in questo periodo sono stati presi contatti con 66 realtà, effettuati 25 sopralluoghi ed incontri e compilate 30 schede.
I risultati del censimento sono stati diffusi tramite la pubblicazione Tracce di percorsi comunitari. Una guida agli archivi delle comunità di base italiane, a cura di Barbara Grazzini, Scandicci, Turri, 2014.
I dati relativi alla documentazione reperita saranno progressivamente pubblicati in rete.
Nel 2015 è stata presentata alla Tavola valdese una nuova richiesta di finanziamento per la valorizzazione dei risultati del censimento degli archivi delle Comunità di base italiane attraverso la pubblicazione in rete dei dati raccolti e per la prosecuzione di azioni di indagine, tutela e conservazione dei nuclei documentari individuati.
Soggetti coinvolti
- Chiesa Evangelica Valdese [finanziamento]
- Segreteria tecnica delle Comunità di base [promozione]
- Comunità di base dell'Isolotto - Firenze [promozione]
- Comunità di base dell'Isolotto - Firenze [realizzazione]
Complessi archivistici
- Ciro Castaldo e la Segreteria tecnica delle Comunità di base italiane (1968 - 2003)
- Comunità del Sacro Cuore - Lavello (1968 - 1981)
- Comunità dell'Isolotto - Firenze (1954 -)
- Comunità della Resurrezione - Firenze (1946 - 1972)
- Comunità di Oregina - Genova (1969 - 2008)
- Comunità di Peretola - Firenze (1966 - 1976)
- Comunità di San Zeno - Arezzo (circa 1970 - circa 1985)
- Movimenti religiosi - Centro documentazione Pistoia (1958 -)
- Parrocchia S.S. Anna e Gioacchino e Comunità S. Anna - Potenza (1969 -)
Link risorsa: https://archivista.comunitaisolotto.org/groups/Gruppo2/projects/1