Comunità di San Zeno (1972 - 2002)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica

Sede: Arezzo

Abstract

Si tratta di una comunità sorta intorno al 1969 in una frazione alla periferia di Arezzo attorno ad al parroco operaio Giovanni Furiosi, destituito dalla carica di parroco nel 1975 e poi sospeso a divinis, per il sostegno dato al gruppo locale di «Cristiani per il socialismo» e per aver favorito in parrocchia un clima di partecipazione e dibattito, principalmente sui temi del diritto allo studio, della pace e del disarmo, divorzio, aborto, lavoro dei sacerdoti, legge 180, questione palestinese e situazione dei paesi dell’America latina. Esclusa dalla parrocchia la comunità iniziò a celebrare la messa prima nel campo sportivo e quindi nei locali del circolo Acli, nonostante il parroco fosse stato sospeso. Lo scontro con la curia fu duro, in particolare con il vescovo e i sacerdoti inviati per sostituire Furiosi, e a causa di questo clima la comunità, pur non condividendo la campagna del sì, al referendum non prese posizione per il no. La comunità mantenne rapporti con altre realtà simili, soprattutto toscane, ed Enzo Mazzi intervenne più di una volta alle assemblee. L’esperienza è andata via via affievolendosi intorno all’anno 2000

Profilo storico / Biografia

Ripensare al passato per guardare avanti – Comunità di S. Zeno 1972 – 2002
Ogni tempo ha le sue notizie del giorno e magari oggi non interessa più quello che ieri faceva arrabbiare la gente, i sindacati e le forze sociali…
Può darsi che oggi interessi poco (visti i tempi che viviamo) la “guerra” che c’è stata anni fa fra un gruppo della parrocchia di S. Zeno e il suo vescovo Telesforo Cioli. Un attrito che sfociò in una sospensione a divinis poi revocata dopo qualche settimana!
La questione non si scatenò in un giorno stabilito, ma ci fu un cammino fatto di incontri, di chiarimenti e di rotture…
Di notevole peso fu (come accade spesso) la lamentela che i “buon pensanti” facevano col vescovo e il contorno.
Non piaceva ai “buon pensanti” il fatto che il parroco appoggiasse apertamente la richiesta del mondo operaio, che parlasse apertamente contro certi atteggiamenti dei padroni, che fosse apertamente favorevole all’abolizione del celibato per i preti, che insieme al “gruppo” favorisse la partecipazione dei laici fino agli interventi liberi dopo la lettura del Vangelo! Nel frattempo il parroco era entrato a lavorare come metalmeccanico alla S.A.M.. Era il periodo (1972-1982) che nella chiesa si erano formate comunità in contrapposizione alla chiesa ufficiale, comunità che facevano sentire la loro voce contro la “casta” dei preti che sottolineavano la lontananza del clero e dei vescovi dalla vita reale dei “poveri cristi”. A quei tempi avevamo un buon rapporto con le comunità di Coteto e Luogo Pio di Livorno, era il tempo che il prete fabbro don Sirio si faceva sentire dalla darsena di Viareggio.
Questo è solo un accenno ad alcune esperienze, non dimenticando la comunità dell’Isolotto con Enzo Mazzi, a cui si deve la disponibilità di interventi anche ad Arezzo.
Ad Arezzo non c’erano grosse realtà, ma in alcune parrocchie c’era gente che idealmente ci appoggiava. Non si può dimenticare il doposcuola della Pievuccia portato avanti da don Enrico Marini… poi trasferito. Molti erano abbonati a Com Nuovi Tempi, c’erano gruppi di Cristiani per il socialismo…
Certo non favorì la pace della parrocchia con il vescovo l’avere unite insieme due comunità diverse: quella della parrocchia di S. Zeno e il gruppo di giovani del sotto-chiesa di Saione che si ritrovava insieme a Enrico Bacci, già in quel periodo in odore di ribellione e scomunica…
…non è che facevamo cose strane, ma passavamo momenti importanti insieme…Le ferie dell’estate passate insieme ad alcuni ragazzi in un campeggio ad Asqua di Camaldoli, un primitivo cineforum nella sala ACLI della parrocchia, un aiuto ai ragazzi nei lavori scolastici il pomeriggio, la celebrazione della messa senza paramenti con gli interventi di chiunque si sentisse di parlare, vivere momenti insieme sia nelle assemblee, sia anche a tavola, dove ognuno portava il suo contributo… Erano importanti alcuni incontri con altre realtà ed altre comunità.
Buttati fuori dal suolo parrocchiale, furono momenti indimenticabili, la messa di Natale a mezzanotte nel campo sportivo vicino ad un gran falò, un matrimonio civile nella chiesa della Pievuccia, un matrimonio e il battesimo nella “locanda” del castello di Sorci ad Anghiari…
Non è che la comunità si è sciolta in un momento preciso né per un fatto traumatico. Personalmente ritengo che molte motivazioni e varie circostanze hanno portato pian piano alla sfaldamento di quel nucleo abbastanza numeroso e vivace: l’illusione di capovolgere la chiesa e il mondo, il venir meno della simpatia iniziale di circostanza di molta gente e anche di cristiani legati alla tradizione, il corso delle cose…
Senza fare un lungo discorso è sbagliato il parere di un prete che già nel 2000 diceva che dell’esperienza della comunità di S. Zeno non restava neppure la traccia.
Nessun avvenimento, nessuna esperienza è inutile e cade nel nulla. Nella vita di ognuno di noi ogni esperienza, nel bene e nel male, lascia un’impronta nella vita di una persona.
Che cosa si può dire oggi? Una parte di noi è tornata nella normale vita cristiana, ma sicuramente con gli occhi aperti sulle cose del mondo, altri preferiscono restare liberi e sciolti da qualsiasi aggregazione ma vivono attivamente e portano avanti gli impegni della vita…Comunque siamo sempre più convinti che (come dice Hans Küng) i cristiani devono salvare la chiesa.
Se la comunità cristiana non diventa una prima accoglienza, un cammino culturale sulla vita delle prime comunità, sulla purezza del messaggio evangelico, sullo scrollarsi di dosso il folclore accumulato nei secoli sarà decadenza e tristezza.
Partecipando qualche volta alla messa della domenica rimaniamo delusi. I laici sono relegati ai canti, alla pulizia della chiesa, ma sono fuori dalla riflessione sulla parola di Dio e il bello è che questa situazione non dispiace. Quanti cristiani entrando in chiesa sussurrano al vicino: “speriamo che il prete la faccia corta”. La figura del prete, parroco, padrone è veramente fuori gioco. Le sue prediche sono seguite attentamente sugli avvisi domenicali, non certo su un linguaggio frutto di studi teologici. Sfido chiunque a fare questa esperienza: di ascoltare una predica e restare sbalorditi nel constatare che le parole, a parte che si sentono poco e male, ma ci lasciano delusi e indifferenti…
Anche se è rimasto in noi il sogno di un modo diverso di vivere, il sogno di una comunità cristiana laica e adulta, la nostalgia di una comunità di credenti con la speranza che l’uomo si muoverà verso un mondo migliore, anche solo questo ci dice che questa esperienza non è stata inutile…

[testo di Giovanni Furiosi]

Complessi archivistici

Fonti

  • Sciubba = R. Sciubba, R. Sciubba Pace, Le comunità di base in Italia, Coines, 1976

Compilatori

  • Prima redazione: Barbara Grazzini