Comunità del Sacro Cuore (1968 - 1980)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente e associazione della chiesa cattolica

Sede: Lavello (PZ)

Profilo storico / Biografia

Si tratta di una comunità formata per lo più da contadini, braccianti, operai, pensionati, nata in un contesto in cui la presa di coscienza dei problemi sociali è legata alla figure di Giuseppe di Vittorio, politico, sindacalista e antifascista, a Guido Miglioli, esponente del Partito popolare, e al tentativo di rinnovamento e di apertura di don Raffaele Modugno, di cui è allievo Marco Bisceglia, animatore della comunità. Dopo l’entrata nella Compagnia di Gesù e il lavoro in Francia come operaio Bisceglia viene ordinato sacerdote nel 1963 e nominato parroco del Sacro Cuore di Lavello nell’anno successivo.
L’esperienza con la comunità viene avviata nel clima di rinnovamento del Concilio, distaccandosi subito dalla politica ufficiale della chiesa. Aperto ai problemi della gente, in una terra afflitta dalla disoccupazione e dall’emigrazione Bisceglia inizia ad organizzare campi di lavoro in campagna con i giovani, nella convinzione che proprio nella vicinanza ai poveri e agli sfruttati si potesse concretizzare la fedeltà al Vangelo. In parrocchia elimina le tariffe sui servizi religiosi come i funerali e i matrimoni, abolendo anche le varie classi di servizi e denunciando la discriminazione nella chiesa a danno dei più poveri. Scriverà qualche anno più tardi: “[…] sono venuto a contatto con la gente vera e seria, con gli operai, con i contadini, con quanti affrontano quotidianamente il problema del lavoro, delle mille difficoltà della vita, dell’emigrazione, delle ristrettezze economiche, dello sfruttamento […] L’umanità autentica del mio popolo mi ha aiutato a liberarmi da quel plagio nefasto che costituisce l’educazione clericale, tanto equivoca ed oppressiva. Nell’impatto con questa umanità, riemergevano nella loro autenticità tutti i valori evangelici, manipolati e distorti dall’apparato ecclesiastico e come ideologizzati, cioè resi strumentali ‘per’ il potere gerarchico ‘per’ gli interessi delle classi dominanti”. Bisceglia attira così sempre di più le simpatie della povera gente e dei contadini, raccoglie giovani interessati a problematiche sociali, mentre via via si allontanano i borghesi ed il clero. Inizia contemporaneamente la denuncia delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori, dei problemi e disservizi della zona con vari scioperi e manifestazioni, si costituiscono un Comitato di azione civica e un circolo ACLI.
La comunità nasce nel 1968, cercando da subito di avere rapporti e spunti da comunità più mature e chiedendo loro aiuto. Tiene collegamenti con altre realtà lucane e italiane, in particolare con l’Isolotto di Firenze e la Comunità di Conversano, dove Bisceglia, dopo la rimozione del parroco don Vincenzo d’Aprile, si reca a celebrare la messa. Questa iniziativa, come tante altre, non viene approvata dal vescovo Altomare, con il quale da subito si palesa una vivace polemica, ampiamente testimoniata dalle numerose lettere conservate. I richiami si susseguono, anche per il comportamento tenuto durante le omelie: emblematica la Messa dell’emigrante del 15 agosto 1971, presidiata dalle forze dell’ordine, durante la quale Bisceglia sostiene che il potere ecclesiastico “invece di mantenere la fedeltà al Vangelo dei poveri e degli oppressi, si è messo molto spesso nella storia, dalla parte dei potenti, dalla parte degli sfruttatori, dalla parte degli oppressori”, e si rivolge poi agli emigrati, che costretti a lasciare la terra di origine “mandano in Italia valuta pregiata: […] con il loro sacrificio, con il loro stento, con il loro sudore arricchiscono lo Stato italiano, mentre lo Stato italiano spende 4 miliardi al giorno per l’esercito, per una forza che in pratica è una forza di repressione nei riguardi degli operai, mentre la classe dominante in Italia, i capitalisti, mandano all’estero la valuta italiana”.
Negli anni successivi si susseguirono vari atti di repressione: nel 1971 Bisceglia viene denunciato per il blocco stradale avvenuto durante una manifestazione per uno sciopero in cui venivano denunciati i problemi che affliggevano la zona; nel 1972 viene sospeso dall’insegnamento per essersi rifiutato di celebrare un precetto pasquale obbligatorio per gli studenti. Nel frattempo la comunità partecipa alla redazione de «Il Riscatto. Bollettino lucano di collegamento di gruppi e comunità di base». La repressione si acuisce nel 1974, con la campagna elettorale per referendum sul divorzio, durante la quale Bisceglia prende parte per il “no” con numerosi interventi pubblici, e viene accusato di aver raccolto nei locali della parrocchia le firme per i referendum promossi dal Partito radicale. Nel mese di luglio il vescovo Vairo invita Bisceglia alle dimissioni; la comunità decide che il parroco deve restare e occupa la chiesa; varie comunità italiane partecipano ad una marcia di solidarietà; il 30 settembre viene decretata dalla Curia la rimozione di Bisceglia da parroco. A dicembre il vescovo scrive a Domenico Mele, nominato vicario economo della parrocchia del Sacro Cuore, autorizzandolo “ad esperire ogni più idonea azione amministrativa, giudiziaria, civile […] nonché penale al fine di conseguire con la maggiore urgenza possibile la piena e libera disponibilità della chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Lavello”. Mentre continuano le manifestazioni di solidarietà il nuovo parroco non riesce ad impossessarsi della chiesa; nel mese di aprile del 1975, mentre Bisceglia è lontano da Lavello, c’è un nuovo tentativo di entrare in chiesa accompagnato dalle forze dell’ordine, che alla fine, grazie alla grande mobilitazione, devono rinunciare. Dieci persone vengono denunciate per violenza alla forza pubblica e “radunata sediziosa”.
Nello stesso anno due giornalisti de «Il borghese», si recano da Bisceglia fingendosi omosessuali, e scrivono poi un articolo sullo stesso giornale in cui, raccontando l’incontro, sostengono di aver ottenuto la benedizione per le loro nozze. L’episodio non migliora la situazione. Nel 1977 arriva la condanna a cinque mesi e dieci giorni di reclusione per blocco stradale: Bisceglia, che non può avvalersi della condizionale per un precedente per furto (mai avvenuto) e per aver disertato la chiamata alle armi nel 1943, si allontana da Lavello, recandosi prima a Milano, poi in Belgio e in Olanda. Rientrerà in Italia solo dopo l’emanazione dell’amnistia per le condanne non superiori a tre anni, nell’estate del 1978.
Alle sette di mattina del 25 ottobre 1978 un esercito di poliziotti e carabinieri muniti di lacrimogeni e mezzi blindati invasero il paese, bloccandone gli accessi per impedire l’arrivo di gruppi da altre località, e circondarono la chiesa. Proprio a loro si rivolge il parroco durante l’ultima omelia: “Voi siete armati, ma non ce n’è bisogno; noi vi aspettavamo e dopo la celebrazione ce ne andremo pacificamente. […] La nostra comunità è stata combattuta ed oggi ci scacciano perché abbiamo formato una comunità cristiana basata sulla fede, sulla verità”.
“La chiesa è del popolo”. La scritta sulla facciata della chiesa del Sacro Cuore di Lavello resiste fino a quel 25 ottobre; poi il complesso parrocchiale viene “riabilitato all’esercizio del culto”, “per aprire le sue porte a tutta la popolazione parrocchiale”.
L’esperienza della comunità si esaurirà di lì a poco, nonostante alcuni tentativi e progetti. Bisceglia si candiderà come capolista nel Partito radicale a Potenza. Dopo l’ammissione pubblica della propria omosessualità lavorerà per l’ARCI a Roma e fonderà alla metà degli anni Ottanta l’Arcigay. Verrà reintegrato nella sua dignità sacerdotale a metà degli anni Novanta e morirà per AIDS nel 2001.

Complessi archivistici

Fonti

  • Lavello = Una comunità di base del sud. Notizie e documenti delle Comunità del Sacro Cuore di Lavello (Potenza), supplemento a «Il riscatto», 25 settembre 1975
  • Pezzano = Pezzano Rocco, Troppo amore ti ucciderà. Le tre vite di Marco Bisceglia, Edigrafema, 2013
  • Bartocci - Prati = Dalla parte del popolo - DVD-video, (69 min.), [1973]
  • Sciubba = R. Sciubba, R. Sciubba Pace, Le comunità di base in Italia, Coines, 1976

Compilatori

  • Barbara Grazzini